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NOLEGGIO LUNGO TERMINE

Mini

La Mini 

E’ una delle auto più iconiche e rappresentative del 900, ma anche una di quelle che più hanno saputo riadattarsi e rinnovarsi negli ultimi anni. Mini non è solo un marchio, è qualcosa di più, quasi una fede per tutti gli appassionati di quest’auto particolare, inconfondibile nelle forme e nel design.

Ne sono passati di anni dal quel 1959, anno in cui venne prodotto il primo storico modello: la Mini Minor, firmata da British Motor Corporation. L’anno successivo viene lanciata la versione familiare della Mini, con passo allungato, portellone a doppio battente e listelli in legno; modello che poi venne modificato nei materiali con la carrozzeria in metallo che sostituisce le parti in legno.

Tra la fine degli anni 60 e l’inizio dei ’70 Mini diventa un marchio a se stante e l’offerta di vetture proposte al pubblica si arricchisce con la Mini classica con la nuova versione di lusso. Proprio a quest’ultima venne affidato un nome che ancora oggi è sinonimo di mito e storia: Mini Clubman, arricchita da un sostanzioso restyling interno ed esterno. Venne così lanciata nel 1969. Clubman fu commercializzata per più di un decennio, prima di essere tolta dal mercato nel 1980.

Nel corso degli anni le varie versioni di Mini commercializzate furono arricchite di sempre nuovi dettagli ed optional dalla BMC. Particolarmente “vivaci” furono i primi anni ’90 quando venne prime lanciata la versione Cabriolet, con motore della Cooper, allestimenti arricchiti (la plancia era in legno) e vistose appendici aerodinamiche.

Nel 1996 venne invece lanciata la Mini Cooper 35, versione speciale per commemorare i 35 anni di produzione della vettura e prodotta in soli 200 esemplari. Tra la fine degli anni 90 ed inizio 2000 poi il graduale passaggio sotto la casa madre Bmw che, da quell’anno, produce e commercializza le Mini che oggi vediamo in tutte le strade del mondo.

Citazione a parte la merita la “Innocenti Mini”, modello tutto italiano che fu prodotto su licenza dalla Innocenti di Lambrate tra il 1965 ed il 1975. Fino a qualche anno fa (15-20), non era insolito poterne vedere ancora qualche esemplare girare per le nostre città.

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5 Porte 

3 Porte 

Cabrio

La Mini a cinque porte, nella storia della casa inglese, è una “prima assoluta”, perché mai era stata proposta in passato. In tema di estetica ricalca i tratti della tre porte (che costa un po’ meno), per nulla snaturati dall’aumento della lunghezza (+16 cm, per un totale di 398), del passo (+7,2 cm) e dell’altezza. Quel che cambia è lo spazio, soprattutto per i passeggeri posteriori: hanno 7 cm in più per le gambe, e maggiore agio per testa e gomiti; quanto al bagagliaio, il guadagno vale 67 litri, per un totale di 278 (941 reclinando lo schienale del divano, suddiviso asimmetricamente). Sempre a proposito di interni, rimane invece invariata l’impostazione della zona davanti, dove ritroviamo la strumentazione collocata sul piantone dello sterzo e il display inserito nel caratteristico elemento circolare nella plancia (Tft a quattro righe oppure di 8” a colori a seconda degli optional installati). Pur riviste nella geometria, le solide sospensioni conservano lo schema MacPherson anteriore e multilink posteriore: complice lo sterzo preciso e diretto, l’agilità è quasi pari a quella della sorella “corta”. E, anche in questo caso, fra gli optional figurano il selettore della risposta Mini Driving Modes (con regolazioni Sport e Green oltre alla Mid) e le sospensioni elettroniche regolabili su due tarature. Tutti turbo i motori della Mini a cinque porte: la Cooper monta un 1.5 a tre cilindri e 136 CV, la Cooper S un 2.0 a quattro cilindri da 192 CV; altrimenti ci sono le diesel Cooper D (1.5 a tre cilindri da 116 CV) e Cooper SD (2.0 a quattro cilindri da 170 CV). Le versioni d’accesso, economicamente più abbordabili, sono le “One”: 1.5 a benzina da 102 CV (disponibile anche in versione guidabile da neopatentati, con 55 kW/75 CV di potenza) oppure 1.5 diesel da 95 CV.

 

La terza generazione della Mini degli anni 2000 ha dimensioni più generose (è lunga 382 cm, 10 più di prima, ed è più larga di 4) e uno stile rivisto, ma senza stravolgimenti: per notare il frontale più pronunciato, contraddistinto da una mascherina di maggiori dimensioni, serve un occhio attento. Più appariscenti i fari circondati dalle luci diurne led, tecnologia disponibile in opzione anche per i fari principali. Senza rinunciare a un’estetica originale, né a finiture di buona qualità, l’abitacolo della Mini propone una nuova strumentazione: il tachimetro è ora in posizione classica, ossia dietro il volante (assieme al contagiri), e il suo posto nel grande “orologio” al centro della plancia è stato assegnato a un display (di 8,8 pollici negli allestimenti più ricchi). I motori sono turbo: i 1.5 (sia a benzina sia a gasolio) sono dei tre cilindri. Le Mini più potenti montano invece dei quattro cilindri 2.0; la Cooper S da 192 CV, la John Cooper Works da 231 e la Cooper SD con 170 CV. Tutti i motori sono provvisti di Stop&Start; i cambi sono manuali, automatici (di serie per la SD e optional per la John Cooper Works) e robotizzati a doppia frizione con sette rapporti (optional, davvero rapidi e reattivi). Agile fra le curve, la Mini diverte anche grazie alla prontezza dello sterzo, che, però, è fin troppo pesante da girare. Non manca l'alternativa elettrica: scatta vivace grazie ai 184 CV e alla coppia massima già a zero giri e le batterie non "rubano" spazio per bagagli o persone.

Di dimensioni identiche a quelle della Mini “normale”, la Mini Cabrio è dotata di un funzionale tetto in tela: si apre elettricamente in 18 secondi (anche in movimento, a patto di non superare i 30 km/h) e, una volta ripiegato, si appoggia sulla coda restando parzialmente in vista. Il look da roadster è accentuato dal fatto che non c’è un roll-bar fisso e visibile: il sistema di protezione fuoriesce soltanto in caso di ribaltamento imminente della vettura. L’abitacolo è ben rifinito come quello della versione chiusa, ma i due posti dietro sono angusti (seppur meno di quelli del vecchio modello). Si può ripiegare lo schienale del divanetto posteriore per incrementare la capacità del baule, altrimenti veramente esigua, anche se il vano è più capiente di 35 litri rispetto a quello della precedente Mini Cabrio. Pratica la possibilità di sollevare la capote di una trentina di centimetri (quando è aperta) per ampliare la bocca di accesso al baule. Nella guida questa "scoperta" è reattiva e divertente (precisi il cambio, diretto lo sterzo) come la Mini a tre porte da cui deriva mentre la scelta di motori da (102 a 231 CV) è estesa.

 

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Clubman

Countryman 

Cresciuta rispetto al vecchio modello di ben 29 cm (dieci sono di passo, che adesso arriva a 267 cm), la Mini Clubman è diventata un'autentica famigliare, con un abitacolo sufficientemente spazioso per quattro adulti, quattro porte laterali (prima ne aveva tre, con quella posteriore destra ad apertura controvento) e un baule finalmente adeguato alla macchina. La linea resta quella classica della Clubman, con i fari tondeggianti, le fiancate alte, i finestrini squadrati, il tetto piatto e il portellone a due battenti. Inediti i grandi fanali orizzontali (prima erano piccoli e verticali). Gli interni ripetono lo stile delle altre Mini, con la strumentazione centrale rotonda, circondata da un anello luminoso a Led (che cambia colore in base alle impostazioni di guida) e il grande schermo multifunzione di 8,8". Le finiture e la qualità dei materiali sono di buon livello: la plancia è in plastica morbida, e si apprezza la cura nei particolari. Tra i sistemi multimediali disponibili c’è pure un raffinato hi-fi dello specialista Harman Kardon. Numerose le possibilità di personalizzazione, con una lista di optional che include fari, fanali e fendinebbia a led, sedili in pelle, head-up display, telecamera anteriore con il cruise control adattativo e abbaglianti automatici.

La Mini Countryman mantiene l'aria di famiglia tipica di tutte le vetture del marchio britannico: ha forme arrotondate, la mascherina separata dai fari, il tetto piatto e ampie protezioni in plastica nera che corrono lungo la parte inferiore della carrozzeria. Rimane anche la parte posteriore con portellone decisamente verticale, e luci ampie e stondate. Tuttavia, in base alle dimensioni, è difficile chiamarla "mini": è lunga 20 centimetri in più della vecchia Countryman e supera il metro e ottanta di larghezza. Gli ingombri da vettura media comportano dei vantaggi. Questa crossover ha un abitacolo spazioso (molto comodo per quattro) oltre a un bagagliaio ampio e pratico: il divano ha il sedile in tre parti reclinabili e può essere spostato in avanti di 13 centimetri, arrivando così a una capienza di 566 litri invece di 450. La plancia rimane inconfondibilmente Mini, con gli strumenti principali piuttosto piccoli raggruppati dietro il volante, l'enorme "orologio" centrale dell'impianto multimediale (lo schermo può essere di 6,5 o  8,8 pollici, anche a sfioramento) e i comandi a bilanciere nella consolle. Molto curate le finiture e ampie le possibilità di personalizzazione. I motori sono turbo, e garantiscono tutti, quanto meno, un certo brio: con alimentazione a benzina si parte dal tre cilindri 1.5,  con 102  o 136 cavalli, per arrivare a un 2.0 da addirittura 306 CV, mentre a gasolio c'è il 1.5 con 116 CV e il 2.0 con 150 o 190 cavalli. La versione ibrida ricaricabile invia i 136 cavalli del 1.5 a benzina alle ruote anteriori, mentre un motore elettrico da 88 CV "lavora" sul retrotreno; si ottiene così una potenza complessiva di 224 cavalli e la trazione 4x4. Le altre Countryman possono avere la trazione anteriore o integrale (ALL4, con una frizione a controllo elettronico che trasferisce potenza anche alle ruote posteriori quando l'aderenza non è sufficiente).     

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