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NOLEGGIO LUNGO TERMINE

Jeep 

L’associazione del nome Jeep a quello di una specifica tipologia di veicolo non va di certo trascurata. Difatti le caratteristiche di modello hanno dato il nome a questo famoso marchio americano. La prima Jeep nasce più che altro per necessità, la Seconda Guerra Mondiale imperversava e si presentò l’esigenza di creare un veicolo che risultasse adatto ai frequenti spostamenti dell’esercito americano in luoghi spesso ostili. Naturalmente a trazione integrale e dalla meccanica pressoché indistruttibile. Primo esempio concreto di questa filosofia fu la celeberrima Willys del 1940, prima Jeep di sempre. Tuttavia la dicitura Jeep non era ancora presente nel veicolo destinato ai terreni accidentati, soltanto la versione civile era chiamata Civilian Jeep e risale al 1944. Il nome Jeep deriva dall’acronimo del nome militare General Purpose Vehicle (veicolo per uso generale), pronunciato dagli statunitensi appunto Jeep. Lo slogan del marchio la dice lunga sugli intenti: There’s only one.

In prima battuta, nel 1953, la Willys viene acquistata dalla Kaiser che appena diciassette anni dopo viene rilevata dalla American Motors Corporation. Tuttavia già nel 1962 la Jeep divaga sul tema del fuoristrada duro e puro presentando un modello che non mette però da parte una buona dose di comfort la Jeep Wagoneer, fuoristrada dalle dimensioni imponenti. Bisogna però aspettare dodici anni per una versione a due sole porte della stessa Wagoneer chiamata stavolta Chief. Fino al 1987 la produzione Jeep vede un rinnovamento costante del modello CJ, che derivava direttamente dalla Willys MB, diventato icona del marchio prima che venisse presentata nello stesso anno l’erede della stessa CJ, la Jeep Wrangler. Quest’ultima rappresenta sicuramente il pezzo di maggior successo dell’intera produzione, di certo quello maggiormente identificativo. Ancora oggi in produzione forte di diversi aggiornamenti che l’hanno coinvolta nel tempo. Sempre nel 1987 la Jeep passa sotto l’egidia del gruppo Chrysler.

Dal 2009 però la Chrysler viene controllata da Fiat. Primo frutto della nuova collaborazione con Fiat è la Jeep Renegade, piccolo crossover, costruito in Italia nello stabilimento di Melfi su base 500X. Il rapporto con Fiat tuttavia non va ad intaccare il forte legame di Jeep col fuoristrada, i modelli più popolari rimangono la Wrangler e la Cherokee, quest’ultima per l’ “El Economista”, è stata il “miglior SUV/All-Terrain Vehicle” del 2014. Insieme alla versione Grand Cherokee, nell’ultimo periodo ha subito un consistente rinnovamento in tema di stile, sfoggiando un design molto particolare soprattutto all’anteriore. Rimane per tutte la classica mascherina a sette fori. Oggi la sede principale si trova a Toledo in Ohio, i dipendenti di Jeep sono inclusi nel totale di circa 300000 unità del gruppo FCA attuale proprietario.

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Compass

Renegade 

Wrangler

Anche in questa nuova edizione lanciata nel 2018 resta la "classica Jeep", con una meccanica da fuori strada "dura e pura" (il telaio è separato dalla carrozzeria, le sospensioni sono a ponte rigido e non mancano le marce ridotte). Proprio le sue notevoli qualità nell'"off-road", avvicinabili da poche altre vetture, sono la caratteristica più importante della Jeep Wrangler. Queste doti si fanno acora più evidenti nella versione Rubicon: dispone del bloccaggio (con i tasti nella consolle) dei differenziali anteriore e posteriore e della possibilità di disconnettere la barra antirollio anteriore, per dare una maggiore escursione alle ruote (evitandone quindi il distacco dal terreno anche sui fondi più accidentati). In aggiunta, questa più moderna generazione della Jeep Wrangler si guida meglio sulle strade asfaltate (valido il cambio automatico a 8 marce), ha finiture più accurate e un moderno impianto multimediale. Questa versione si distingue dalla Unlimited per la lunghezza inferiore di 55 cm e la presenza di due sole porte. Al baule, poco capiente, si accede da un pratico sportello.

 La crossover di medie dimensioni (439 cm la lunghezza) del marchio americano ha un aspetto elegante (sembra una Grand Cherokee in scala ridotta) ed è confortevole: gli interni sono accoglienti e le sospensioni filtrano efficacemente le sconnessioni della strada. La posizione di guida rialzata è comoda e ben regolabile, mentre i comandi sono pratici. Riuscito anche il sistema multimediale con molte funzionalità (intuitive da utilizzare) e l'ampio schermo (fino a 8,4") in cima alla consolle. Meno convincente il baule, che non è dei più capienti e nemmeno dei meglio accessibili. Manca anche almeno un portaoggetti refrigerato nell'abitacolo. Proposta a due o a quattro ruote motrici, la Jeep Compass si lascia guidare con facilità (leggero lo sterzo, preciso il cambio), è sicura (ok la tenuta di strada) e ha una buona maneggevolezza. Inoltre, con 22 centimetri di "luce" fra il fondo dell'auto e il suolo, si possono affrontare terreni molto sconnessi. Migliorabile, però, l'efficacia dei freni.​

 Aggiornata negli interni a inizio 2018 e nella carrozzeria nell'estate dello stesso anno, la più piccola delle Jeep è costruita in Italia (condivide la base con la Fiat 500X) e offre un abitacolo realizzato con buona cura e davvero spazioso in rapporto alle dimensioni esterne. Non molto grande, invece, il bagagliaio col divano in posizione d’uso: 351 litri, che diventano 1297 quando si reclinano i posti dietro (ma lo scalino che si crea non aiuta a caricare). Il comportamento stradale è piacevole e il comfort di buon livello, anche se sullo sconnesso la risposta delle sospensioni è un po’ rigida (un fenomeno enfatizzato dai cerchi in lega di 18” e, soprattutto, di 19’’) e in velocità non mancano i fruscii causati dalla forma squadrata della carrozzeria. L’attitudine fuoristradistica della Jeep Renegade dipende dalla versione: sono più votate all’asfalto le varianti a trazione anteriore, mentre le “integrali” 4WD  hanno la luce a terra aumentata da 17,5 a 19,8 cm, quanto basta per affrontare senza patemi i fondi innevati e gli sterrati di un certo impegno (complice pure il limitatore di velocità in discesa). Infine, c’è la “specialistica” Trailhawk: proposta con il motore 2.0 turbodiesel con 170 CV e cambio automatico a 9 marce (la prima, particolarmente corta, si attiva solo in modalità “fuori strada”), dispone di 21 cm di luce a terra e di differenziale posteriore bloccabile.​

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Cherokke

Wrangler Unlimited

Grand Cherokke

Rispetto alla Wrangler "normale", la Wrangler Unlimited si differenzia per la carrozzeria più lunga di 55 cm e per le due porte in più per accedere ai posti dietro. Caratteristiche che la rendono più spaziosa e fruibile, anche per il baule dalla capienza di gran lunga superiore. Rivista da cima a fondo nel 2018, la vettura resta sempre fedele al concetto di "classica Jeep" attrezzata a dovere per affrontare il fuori strada più difficile (la meccanica, lo ricordiamo, è da "off road" doc, con il telaio separato dalla carrozzeria, gli assali a ponte rigido e le marce ridotte). Dove la differenza rispetto alle precedenti generazioni si fa marcata, è nella maggiore qualità delle finiture per l'abitacolo e nelle migliore risposta nella guida su asfalto, soprattutto con il cambio automatico a 8 marce abbinato al 2.2 a gasolio: garantiscono una marcia in souplesse e con buono sprint. Dove la Jeep Wrangler Unlimited resta carente, è negli aiuti alla guida: è disponibile il monitoraggio dell'angolo cieco dei retrovisori ma non la frenata automatica d'emergenza.

 Lievemente aggiornata a fine 2016, la Jeep Grand Cherokee è una grande ed elegante suv, squadrata ma dalla fisionomia tipicamente Jeep, e adatta anche ai percorsi più impegnativi. Il merito va al motore ricco di coppia motrice, alla raffinata trazione integrale permanente (con ripartitore che distribuisce la coppia tra i due assali), alle marce ridotte, al sistema che limita automaticamente la velocità in discesa e alla carrozzeria ben rialzata da terra (con le sospensioni pneumatiche si arriva fino a 27,5 cm). Ma è anche una vettura lussuosa, che offre un abitacolo confortevole (cinque persone viaggiano molto comode) seppure un po' invecchiato. Non altrettanto ampio in rapporto alle dimensioni esterne è il bagagliaio, che è anche piuttosto comodo da raggiungere (la soglia di carico è alta). Su strada, la Grand Cherokee mostra un'ottima capacità di assorbire le sconnessioni del terreno, ma predilige le andature rilassate: lo sterzo è poco diretto e, nella guida decisa, non manca il rollio. La gamma della Jeep Grand Cherokee è basata su un turbodiesel 3.0 V6 (prodotto dall'italiana VM) con 250 CV, che fornisce prestazioni interessanti e un "sound" tutt'altro che sgradevole.

 Con l'aggiornamento questa suv medio-grande ha perso l'originale disposizione su tre livelli delle luci anteriori e ha un aspetto più convenzionale. Muscolosa, ma non priva di eleganza, l'auto punta sul comfort di un abitacolo accogliente, oltre che ben isolato da rumori e sconnessioni dell'asfalto. Unica nota stonata, il rombo del 2.2 a gasolio: è piuttosto presente. L'interno è sobrio, nel complesso ben fatto (un po' trascurata, però, la finitura dei portaoggetti) e completo di divano scorrevole. Si può anche avere un sofisticato impianto multimediale con schermo di 8,4". Addatta a una guida rilassata (morbida la risposta del cambio automatico a 9 marce) la Jeep Cherokee è proposta a trazione anteriore o con tre sistemi di trazione 4x4. Il Jeep Active Drive I è quello più semplice: una frizione a controllo elettronico trasmette il moto alle ruote dietro quando quelle davanti slittano. Il Jeep Active Drive II aggiunge le marce ridotte e il sistema per mantenere costante la velocità nelle discese più ripide (lasciando libero il guidatore di concentrarsi sul volante). Per il fuori strada “duro” il sistema Jeep Active Drive Lock offre la possibilità di bloccare il differenziale posteriore e il Select-Speed Control per impostare la velocità (fra 1 e 9 km/h) con cui affrontare i percorsi off-road più insidiosi. ​

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